In Inghilterra per le orchidee il periodo tra 1700 e il 1800 fu molto importante.
La grande passione per queste piante aveva contagiato nobili e collezionisti disposti a spendere capitali per finanziare massicce importazioni delle orchidee americane, saccheggiando letteralmente le foreste con grave danno delle stesse e grandi delusioni per i coltivatori, data la scarsa conoscenza delle esigenze di queste piante speciali. Arrivarono anche alcune stanhopee. Si narra che nessuno riuscisse a far fiorire una stanhopea. Dopo anni di insuccessi - le piante si sviluppavano bene ma non fiorivano - un giorno un vaso sfuggì dalle mani di uno di questi appassionati, cadde a terra e si ruppe; in questo modo venne scoperto il segreto! Nel raccoglierlo infatti, con grande sorpresa, il fortunato scoprì che celato all’interno del vaso si trovava un apice fiorale che cresceva sviluppandosi verso il basso finendo così per morire soffocato dentro al vaso! Solo dopo quell’incidente si poté capire cha la caratteristica di questa pianta era di avere steli fiorali inferiormente al colletto e che ricadevano invece di salire (geotropismo negativo). Da allora le stanhopee sono coltivate in cestelli sospesi e aperti, in modo che sia consentita l’uscita dei fiori lateralmente al contenitore, a volte anche dal fondo.
Altra caratteristica della stanhopea è l’intenso incredibile profumo dei suoi fiori.La fioritura della mia pianta (Stanhopea tigrina) era sempre molto attesa. Quando amici mi telefonavano per sapere se era fiorita, usavo dire “vado a sentire” perché se nel frattempo i fiori si erano aperti, era sufficiente aprire la porta della serretta, venivo letteralmente investito da un dolcissimo, intenso profumo, quasi palpabile, difficile da descrivere.In natura, in America, le api euglossine alla ricerca del nettare (che non troveranno) restano talmente inebriate dal profumo delle stanhopea da scivolare lungo il labello, raccogliendo così involontariamente il polline e portandolo di fiore in fiore. E’ stato osservato che sono in prevalenza i maschi di queste api ed essere attratti dal fragrante profumo, e ricerche in merito fanno ritenere che queste orchidee, per assicurarsi la fecondazione, possano avvalersi di sostanze che come i feromoni del sesso richiamino i maschi delle api.
Questa pianta è poco conosciuta, non si trova dai fiorai o nei garden e non si trova perché il suo fiore carnoso, pesante e particolare (qualcuno vede una somiglianza con un uccello che sta per spiccare il volo) non è commerciabile, avvizzisce in breve tempo; anche se viene lasciato sulla pianta resta fresco solo due o tre giorni, per cui è ambita solo dai collezionisti.
La stanhopea venne descritta per la prima volta nel 1829 da William Hooker, classificata e
così chiamata in onore Philips Henry Stanhope, presidente della società Medico-Botanica di Londra.E’ originaria dall’America centrale e il genere è rappresentato da una trentina di specie. Come la maggioranza delle orchidee epifite la pianta è fornita di pseudobulbi carnosi abbastanza grandi alla base delle foglie e ha bisogno di un sostegno su cui crescere. In natura normalmente vivono sui tronchi degli alberi, ottenendo così anche il riparo dal sole; devono quindi essere coltivate in substrati adatti.
Una volta la base di questi composti erano le radici di osmunda (una bella felce di grande
sviluppo, che ama terreni umidi ed è presente anche in Italia ma piuttosto rara); in seguito,per la difficoltà a reperire le radici di osmunda, dopo varie prove, vennero usati miscugli formati da scaglie di corteccia di pino, sfagno (un tipo di muschio, anche questo raro da noi,ma abbondante nei paesi nordici, al punto di creare estese torbiere) e pezzi di polistirolo espanso.
Pur non essendo uno specialista di orchidee, la mia esperienza personale mi consente di
assicurare che non ha grandi esigenze la stanhopea, non richiede neanche alte temperature,d’inverno si accontenta di 10 gradi, anche meno.
La mia collezione di orchidee, trascurata sempre di più da quando l'hobby per le piante
diventava lentamente, quasi senza che me ne rendessi conto, un lavoro, è andata E quasi tutta perduta, però la stanhopea si è salvata e ho anche potuto dividerla per regalarne qualcuna ad amici.Per averla troppo trascurata, questa pianta da due anni non fiorisce, ma è in buona salute, ed ha più di 40 anni.
Quando si parla della longevità delle piante, normalmente si pensa agli alberi, più sono
grandi o contorti, più ci sembrano avere molti anni. Non è sempre vero, ci sono delle “erbe” ultra secolari, e il loro segreto sta nel fatto che si rinnovano continuamente, non si portano dietro vecchi rami secchi o malati e tronchi grandissimi carichi degli acciacchi accumulati negli anni, semplicemente nella loro crescita continua “lasciano dietro” i corti fusticini, o i bulbi e i tuberi degli anni precedenti.