Sorprende scoprire come personaggi con esperienze e cultura lontane dalla botanica si
siano appassionati alle piante fino a
dedicare loro la vita.
Il più emblematico è forse Joseph Rock.
Nato a Vienna, dove suo padre era il maggiordomo di un conte polacco, da bambino era attratto dagli ideogrammi
cinesi, che iniziò a studiare.
Vienna gli stava stretta, la lasciò presto per
farsi assumere come cameriere su un
transatlantico, arrivando così a New York nel
1905.
Fece il lavapiatti e altri umili mestieri, ma nel
frattempo imparò una decina di lingue, tra le
quali il cinese.
Divorato da un insaziabile desiderio di
viaggiare e, pare, anche provvisto di una
formidabile faccia tosta, sbarcò alle isole
Hawaii.
Subì immediatamente il fascino della natura
lussureggiante
dell’isola e poco dopo la botanica diventò la
sua principale ragione di vita.
Riuscì a ottenere l’incarico dal Dipartimento
per l'Agricoltura americano di predisporre un
erbario e cominciò a scrivere articoli sulla
flora delle isole. In breve tempo diventò insegnante di botanica all'università delle Hawaii. Ma anche le Hawaii erano piccole per uno spirito irrequieto come il suo. Tornato a Washington, riuscì ad avere la nomina a ricercatore botanico ed esploratore agricolo per la Cina occidentale, una superficie immensa, piena di piante sconosciute in occidente.
Joseph Rock, famoso cacciatore di piante
Intorno al 1920 scoprì molte specie che ora portano il suo nome.Un caso dei nostri giorni? Quello dell'imprenditore Gian Lupo Osti
Siamo negli Anni 20. Nelle sue spedizioni, che duravano mesi, Rock si spostava con lunghe carovane scortate da decine di soldati nelle remote province dell'Asia, in un mondo sconosciuto, affascinante e anche pieno di insidie. Nelle soste un cuoco che aveva istruito personalmente gli serviva i pasti su tovaglie ricamate, con posate e piatti d’argento. Rock si sedeva su una pelle di leopardo e aveva sempre una scorta di vini e liquori pregiati a disposizione. All’inizio aveva un incarico specifico dal governo: scoprire da dove si ricavava l'olio di chaulmoogra e procurarsi la materia prima (si trae dall’Hydnocarpus kurzii, una pianta appartenente alla famiglia delle Flacourtiaceae), che si riteneva un valido rimedio contro la lebbra.
Ma Rock non era fatto per i vincoli. Passò al servizio della National Geographic Society e arricchì la sua passione per la botanica con lo studio delle popolazioni. Non pubblicò mai un trattato completo sulla flora cinese, ma scrisse molto in merito; soprattutto, migliaia di esemplari di piante sconosciute raggiunsero l’America grazie a lui. Moltissime piante sono state scoperte e classificate da Rock, e lo testimoniano con il nome,come l'Omphalogramma rockii, la Primula rockii, il Rhododendron rockii e, sicuramente la più conosciuta, la Paeonia rockii. Esistono altri casi simili. Anche Augustine Henry, che era un ufficiale medico, diede il suo nome a diverse specie di piante che aveva scoperto. Alcuni missionari, oltre a fare opera di apostolato, si appassionarono alle piante: tra questi un francese, padre David, fu il primo a vedere e descrivere in occidente il mitico albero delle colombe. La Davidia involucrata, così battezzata in sua memoria, è più nota da noi come l’albero dei fazzoletti; il nome comune deriva dalle vistose brattee bianche alla base dell’infiorescenza. Il torinese Carlo Allioni fu uno dei più insigni botanici del 1700. Iniziò con una laurea in medicina, per poi passare alla botanica approfondendo gli studi sulla classificazione delle piante seguiti, dopo 25 anni di ricerca, dalla corposa pubblicazione della «Flora Pedemontana»; l’Orto Botanico di Torino gli deve molto. Anche oggi il fascino delle piante continua a colpire, e a Gian Lupo Osti, direttore e amministratore delegato di importanti aziende, 30 anni fa cambiava la vita.
Si trovava a New York, incuriosito per l’interesse manifestato da Zhou En Lai (primo ministro della Cina, recatosi per la prima volta in America all’assemblea generale dell’ONU) per un giardino di peonie che voleva visitare a tutti i costi, riuscì a ottenere anche lui un invito; rimase così sbalordito dallo spettacolo di quelle piante in fiore che la sua vita ebbe una svolta. Lasciato il lavoro, iniziò a cercare, studiare e coltivare nel suo giardino di Bolsena le peonie europee, solo erbacee; poi andò in Cina - l’unico posto al mondo dove si trovano peonie arboree allo stato selvatico - per due spedizioni di ricerca, coronate da un grande successo: scoprì una nuova specie che i cinesi hanno voluto battezzare in suo onore Paeonia ostii. Osti si sta occupando nuovamente delle peonie erbacee mediterranee, e in Sicilia ha da poco ritrovato la Paeonia mascula Russii, una specie ritenuta scomparsa. Nel 1997 ha pubblicato un bellissimo libro sulle peonie arboree, frutto dei viaggi in Cina; recente un suo nuovo libro sulle peonie erbacee spontanee nell’area mediterranea. Joseph Rock in Cina tra i fiori sconosciuti