Magiche, insolite felci

In genere apprezzate come pianta d’appartamento, offrono ottimi risultati in giardino, dove tessono trame di pizzo.


Ho sempre subito il fascino delle felci. Già da bambino, quando seguivo il mio papà nei boschi, alla ricerca dei preziosi funghi (tassativamente solo porcini), i sottoboschi occupati dalle felci mi colpivano. Senza conoscerne il nome, mio padre mi aveva già insegnato che non si trovavano funghi sotto gli Athyrium e le Dryopteris (il terreno che prediligono è troppo umido per i porcini), mentre scostando le alte foglie degli Pteridium, che amano posizioni più asciutte e non temono il sole, si potevano avere belle sorprese.

Il sottobosco di felci è un mondoparticolare, magico e unico, fatto di ombre e luci mutevoli. La trama è minuta, il verde è tenero: ci si aspetta che possano viverci gli ultimi folletti, creature che popolano la fantasia, limitata dall’avanzare della tecnologia, che ha grandi meriti ma ci impoverisce del “magico”. Per tutti questi motivi ho voluto coltivarle, ricercando le specie e varietà (attualmente 16, ma ne esistono molte di più) che possono vivere nel Nord Italia. Sono poco usate nei giardini, forse perché sono misconosciute. Molti pensano che
non sopportino il freddo invernale, che resistano solo le poche (?) specie che crescono nei nostri boschi.

 

 

Come Paolo Conte dice “... ascoltavo la pioggia…”, anche a me piace ascoltare la pioggia quando scende sulle felci. Quando in vivaio bagno le felci, in gruppi omogenei di specie diverse, è incredibile la differenza di “suono” che provoca l’acqua sulle fronde. La più canterina è l’osmunda, che immediatamente si “scrolla” l’acqua dalle foglie che restano asciutte, così come il più
silenzioso Adiantum pedatum. Anche l’onoclea non vuole avere le foglie bagnate, ma non riesce a sgrondare l’acqua: si riempie così di una moltitudine opalescente di gocce perlacee.

Le felci si distinguono per una caratteristica importante: alcune mantengono le foglie verdi anche d’inverno, altre ingialliscono e seccano ai primi freddi. Sono più richieste le sempreverdi, ma io apprezzo di più quelle che perdono tutte le foglie in autunno: prima di seccare completamente, cominciano a ingiallire creando un sottobosco di colori caldi e suggestivi. Ma se è vero che c’è un momento magico per ogni pianta, per le felci è in primavera con la nuova vegetazione: è un momento di grande spinta vegetativa e di prepotente rigoglio, in cui le piante “srotolano” mazzi di foglie, normalmente inserite a rosetta, di un verde tenero ma non solo, perché la Matthiuccia può avere riflessi azzurri, altre sono brune o rosate come la Dryopteris erythrosora.

Nelle sempreverdi non si può ammirare l’ingiallimento autunnale e, se nevica, le foglie possono venire schiacciate e parzialmente rotte.In primavera si presenteranno con le foglie dell’anno precedente più o meno danneggiate e comunque non in forma smagliante (sebbene ci sia un rinnovamento fogliare anche nelle sempreverdi). Tra queste foglie vecchie si faranno strada le nuove, ma non si vivrà il fascino dell’incontenibile spinta vegetativa che caratterizza le specie spoglianti.

Renato Ronco

Come ricavare il meglio dalle felci

Le felci sono adatte a un giardino naturale. Bisognerà imparare, osservando la natura, a trovare la posizione più giusta: un inserimento volutamente casuale a volte è il migliore. Danno eccellenti risultati se usate a gruppi, magari per “ammorbidire” eventuali antiestetiche asperità del terreno; in generale l’effetto migliore si ottiene costituendo gruppi consistenti.

La loro presenza nei luoghi ombrosi crea un’armonia naturale e un’atmosfera misteriosa; la loro vista vicino al laghetto trasmette un’immagine di serena spontaneità. Prediligono posizioni fresche e ombrose, ma alcune possono anche crescere rigogliose al sole pieno (Pteridium), altre tra le aride crepe di un muretto (Ceterach). Piantatele sempre a profondità ridotta, in particolare le specie con rizoma superficiale strisciante. La maggior parte predilige terreni umiferi e con pH tendente all’acido, ma alcune (Phyllites) tollerano bene suoli calcarei, anche siccitosi. Quando si trovano a loro agio non chiedono più nulla ma danno molto

.Molte specie si possono moltiplicare per divisione del ceppo oppure, secondo natura, attraverso la diffusione delle spore. Le felci però amano riprodursi da sole: non è facile ottenere buoni risultati “seminando” le spore.Nascono invece spontaneamente nei posti a loro più confacenti, anche a grandi distanze dalla pianta madre (mi sono nati i Phyllites all’interno di un pozzo lontano un centinaio di metri dal gruppo piantato anni or sono). Infine,hanno pochi nemici, le felci: solo chiocciole e lumache che ne vanno ghiotte, ma sono piuttosto facili da controllare.