Miracoli a colori
Ammirate gli aceri adesso, con le decine di sfumature del verde novello, e poi d’estate e ancora in autunno, rossi di fuoco.
Quando si parla degli aceri giapponesi normalmente la gente pensa alle tinte autunnali: praticamente tutta la gamma dei colori dal giallo tenue al rosso più forte viene proposta da queste piante.
Il grande successo di certe varietà è determinato proprio dalla colorazione che assumono in autunno, è il caso ad esempio dell’Acer palmatum ‘Osakazuki’ e dell’A. japonica e sue varietà.
Da un anno all’altro i colori possono cambiare
Ma la primavera è un’altra cosa. Bisogna vedere gli aceri nei vivai di produzione, dove ci sono gruppi di piante di taglia piccola e varietà diverse. Una tavolozza di colori che imbarazzerebbe un pittore! Sono rappresentate tutte le gamme dei verdi, nelle tonalità tenui, smeraldine e trasparenti,in certe varietà le foglie sono anche delicatamente vellutate; poi sfumano nei gialli e, in un succedersi di nuances, seguono i rosa. I colori si fanno più forti, e dall’arancio del ‘Katzura’ passano a tutta la gamma dei rossi che sia possibile immaginare: le foglie dell’A. p. ‘Sindeshojo’ in primavera hanno un incredibile colore rosso corallo.
Questi fantastici colori, in un tempo più o meno breve, durante l’estate si uniformano avvicinandosi al verde. Qualche varietà resta rossa tutta la stagione, come A. p. ‘Fire Glow’ e A. p. dissectum ‘Stella rossa’: il rosso però diventa più cupo di quello primaverile.
La colorazione delle foglie non è solo influenzata dai cambi di stagione.
Uno stress, causato dalla siccità,
una malattia radicale o traumi alle radici porteranno una modifica del colore:
normalmente il rosso cupo si schiarisce, diventa più caldo, a volte
sembra persino trasparente.
Gli esemplari giovani sono anche influenzati da carenze o eccessi vari (concime,
acqua, troppo caldo…) per cui un anno possono avere un colore diverso
dall’anno precedente.Queste differenze sono più accentuate fino
ai 5-6 anni d’età e nelle colorazioni autunnali.
Terra e acqua, la combinazione
dei fattori base
Non sono piante difficili gli aceri giapponesi, ma bisogna conoscere alcune
loro esigenze per non avere dispiaceri. Bisogna sapere che ci sono terreni
e posizioni dove è sconsigliato piantarli, ad esempio non amano le
zone costiere assolate e le siccitose colline con terre argilloso-tufacee.
Allo stesso modo sconsiglio di impiegarli in un terrazzo addossati a un muro
esposto a sud.
I testi dicono che sono piante un po’ acidofile: è vero, ma in un mio campo costituito per avere una collezione e una riserva di piante madri da cui prelevare le marze, su un terreno argilloso-calcareo (pH 7,7) con alcuni accorgimenti prosperano benissimo. Un pesante apporto di letame al momento della preparazione del terreno – più per migliorare la struttura del suolo che per concimare – e una pacciamatura sul filare con cippato – privilegiando quello proveniente da conifere – sono stati sufficienti. Gli aceri non amano gli stress idrici e il caldo eccessivo, e la pacciamatura limita questi problemi.
Questi alberi non patiscono il freddo, tanto
che possono vivere in montagna anche oltre i 1000 m di quota. I rami delle
varietà dissectum, con la chioma fitta e orizzontale, si possono rompere
sotto il peso dalla neve, per cui può essere utile qualche accorgimento
dopo che avranno rilasciato le foglie. In certe annate con gelate primaverili
tardive, la vegetazione precoce può subire sensibili danni.Possono
essere aggrediti da afidi, metcalfa, ragno rosso,ma di solito si sanno difendere
da soli. Anche i saltuari attacchi di iodio non mettono in pericolo la pianta.
L’unica grossa avversità è costituita dall’infezione
a opera di un fungo (Verticillium) che provoca la verticillosi, appunto. Il
microrganismo invade i vasi di conduzione della pianta, può provocare
la morte di rami importanti e anche dell’intero albero.Sezionando un
ramo malato con un taglio netto si noteranno macchie scure nella parte legnosa,
inconfondibile indicazione della presenza del parassita. La cura non è
facile, i prodotti da usare non sono alla portata di tutti e i risultati non
sono certi. La principale causa dell’infezione quasi sempre è
agronomica: terreni umidi, poco permeabili, traumi alle piante e qualsiasi
altra causa di stress facilitano l’insediarsi del fungo.
Nelle località troppo calde,d’estate le foglie possono venire parzialmente bruciate dal sole; il danno per la pianta non è molto grave, ma esteticamente ne può risentire molto.
Aceri anche in vaso
Far crescere gli aceri nei vasi è facile, rispettando poche regole,
valide peraltro per tutte le piante. Gli insuccessi sono
sempre dovuti a due cause: irrigazioni sbagliate, spesso
troppo frequenti, e impiego di terricci di scarsa qualità.
Per quanto riguarda le irrigazioni, a onor del vero è
molto
difficile dare consigli validi in ogni circostanza. Infatti, la
terra deve essere mantenuta fresca, che vuole dire non
troppo umida né asciutta; il numero delle irrigazioni è mediato
da molti fattori (caldo, sole, vento, pioggia, dimensione
del vaso in rapporto con la vigoria della pianta...) che
modificano continuamente la frequenza degli interventi.
Bisogna toccare la terra e imparare al tatto quando è ora di
bagnare. Anche la vista è utile: i terricci più comuni cambiano
colore quando sono asciutti.
Trovare un buon terriccio è molto difficile per gli
amatori.Come per i concimi, gli antiparassitari e le attrezzature,l’industria
produce due linee: una professionale e l’altra hobbistica. Un terriccio
professionale è di difficile reperimento nei comuni garden (di solito
sul sacco c’è scritto “terriccio,o substrato, professionale”).
Costa circa il doppio di un terriccio normale e... non contiene compost! Infatti,
il compost è validissimo per l’orto, per le aiuole in giardino,per
il vivaio in pieno campo, per i prati, ma nei vasi può creare veramente
molti problemi.
Per quanto riguarda la concimazione, usando in primavera un concime bilanciato
e a lenta cessione (8-9 mesi), per tutto l’anno non ci penserete più.
Centinaia di varietà
La selezione ha creato negli anni passati, specialmente in Giappone –
e lo evidenziano i nomi, per noi assai difficili –,centinaia di varietà
di aceri, chiamati genericamente “giapponesi”.Tutte le specie
di “aceri giapponesi” appartengono al gruppo di Acer palmatum
e arrivano dall’Estremo Oriente,meno uno, A. circinatum, che è
nordamericano.
Le varietà e cultivar di A. palmatum, le più diffuse nei giardini,
sono diverse centinaia e continuano ad aumentare:è ormai molto difficile
anche per un esperto conoscerle tutte. Sono così tante che mi è
persino difficile elencarne qualcuno, ma proverò,cercando di raggrupparli
per caratteristiche, ben sapendo di far torto a molti e lasciando spazio alle
fotografie, più significative di una buona descrizione.
Le varietà e cultivar di A. p. dissectum sono diverse decine,riuniscono
gli aceri più conosciuti, hanno tutte un portamento pendulo (meno uno,
‘Seirju’) e sono caratterizzati da foglie finemente suddivise.
Le varietà più conosciute sono ‘Stella rossa’, ‘Garnet’,
atropurpurea, viridis; normalmente vengono innestate a una certa altezza per
creare alberetti penduli.
Gli aceri che chiamerò “dalle foglie colore del corallo”
formano un gruppo (‘Corallino’, ‘Deshojo’, ‘Sindeshojo’)
che in primavera ha il più incredibile colore rosso, ma rapidamente,in
meno di un mese, diventa completamente verde per tutta l’estate, per
poi tornare rosso in autunno. Questi aceri sono più degli altri sensibili
all’oidio. Fa parte di questo gruppo ‘Captain Mc Eacharn’
(porta il nome del creatore di Villa Taranto), che è un bellissimo
e raro acero simile ad A. corallinum, ma di crescita più contenuta.
Un altro gruppo particolare è formato dagli aceri a foglie filiformi
(linearilobum, atrolineare, ‘Red Pigmy’, ‘Kinski’,
‘Koto No Ito’, purpureum angustilobum, ‘Villa Taranto’):caratteristica
di queste varietà sono le foglie divise, più o meno filiformi.I
colori possono anche essere rossi in primavera,ma tenderanno sempre al verde
bronzo in estate; inoltre presentano un notevole dimorfismo stagionale delle
foglie:quelle primaverili sono, appunto, filiformi, mentre le foglie che si
sviluppano in estate hanno una forma marcatamente più palmata.
E come non parlare di A. p. ‘Senkaki’ o ‘Sangokaku’?
È uno degli aceri più interessanti e più amati, molto
speciale per i suoi rami che d’inverno prendono il colore del corallo:
per questo motivo spesso viene erroneamente chiamato A. corallinum.
Infine, ricordo che esistono molti aceri strani e pressoché sconosciuti,
ad esempio dalle foglie lineari e cordate, oppure simili al carpino o perfino
sempreverdi.
IN ESTATE E AUTUNNO
Foto sopra in senso orario:
Acer tutcheri, Acer maginata rosea, Acer oblongum, Acer palm. corallinum, Acer palm. deshojo, Acer p. diss. viridis
Foto sotto:
Acer shirasawanum aurea,
A. p. dissectum, A. p. ‘Senkaki’,
A. cordatum,A. p. ‘Osakazuki’,
A. tutcheri.