Straordinari Pieris
Conosco i Pieris da oltre quarant’anni. Allora si chiamavano Andromeda, un nome di origine araba, pare.
Come quasi tutte le ericacee producono piccoli fiori urceolati in pannocchie terminali, inizialmente erette, ma quando i fiori si aprono a causa del peso assumono un aspetto pendulo.
Tra i vari cultivar della specie japonica, i più numerosi, diffusi e conosciuti, spiccano sicuramente ‘forrest flame’e ‘mountainfire’. La vegetazione giovane del primo ha una colorazione rossa molto calda; nel secondo, con un portamento più compatto, le foglie mature sono meno allungate e di un verde più scuro, mentre il rosso dei giovani getti è marcato e intenso.
Altri cultivar della stessa specie, hanno avuto una discreta diffusione per
altre prerogative, rispetto alla colorazione rossa primaverile.
Le specie
in natura sono solo sette, ma esistono molte varietà e cultivar creati
nel corso degli anni, indicativi delle attenzioni dei ricercatori botanici
verso il genere.
La specie più diffusa, Pieris japonica, ci suggerisce l’origine orientale,
anche se in natura occupa un’area molto più vasta, mentre Pieris floribunda
arriva dagli Stati Uniti.
Pieris formosa ricorda, nel nome, da dove viene: Taiwan, per essere precisi
(un tempo Formosa), tanto che oggi la varietà viene chiamata Pieris
taiwanensis. I piccoli fiori, molto simili nelle varie specie, sono in genere
bianchi, ma non mancano cultivar con fiori rosa più o meno intenso.
Come trattarli per avere successo
I Pieris sono Ericacee, quindi parenti dei più conosciuti rododendri, ai quali li accomuna una spiccata tendenza a preferire terreni acidi, tanto che se il vostro giardino ha un suolo argilloso-calcareo è bene rinunciare a coltivarli. Qualcuno vi potrà consigliare di fare una grande buca per poi riempirla con terra acida. Per qualche anno i Pieris, come altre acidofile, si svilupperanno bene, ma poi lentamente il pHdel terreno si alzeràmettendo in crisi le piante.
I Pieris crescono bene in vaso, scelta che rappresenta un’ottima alternativa ai terreni calcarei. Il vantaggio, rispetto a una grande vasca, consiste nel fatto che con il rinvaso, si porterà sempre terra nuova. È bene rinvasare le piante ogni anno. Il terriccio di base è la torba a grana piuttosto grossolana (almeno 2/3), unita a 1/3 di un buon terriccio professionale, con pomice o lapillo e argilla. Occorre avere una certa attenzione nel bagnare i Pieris: pur amando un terriccio sempre fresco, non sopportano eccessive irrigazioni, che possono innescare marciumi radicali.
Qualche nemico, ma non troppi
Se le
cure agronomiche sono buone i Pieris non si ammalano facilmente. Di solito
non sono infastiditi da afidi, ragni rossi e l’onnipresente metcalfa, che
privilegiano altre piante.
Una costante attenzione si deve prestare alle irrigazioni, come già
detto, evitando gli eccessi e gli stress idrici per prevenire l’insorgere
dei soliti pericolosi funghi sull’apparato radicale (phytophthtora, ryzoctonia,
phytium) sempre molto difficili da trattare.
Come per quasi tutte le piante di piccola dimensione le larve dell’Otiorrhynchus,
che vivono nel terreno e hanno la caratteristica di nutrirsi della corteccia
delle radici, possono rappresentare un problema serio, specie per le piante
in contenitore.
Pur non soffrendo del freddo invernale, i Pieris tendono a risvegliarsi troppo
presto dal riposo invernale, e brinate tardive possono danneggiare la vegetazione
nuova appena sviluppata.
Il bello? Non cercatelo nei fiori...
L’attrattiva principale dei Pieris non è la fioritura, ma la vegetazione primaverile Le foglie, quando si sviluppano, sono di un rosso così intenso da sembrare fiori. Possono presentare tonalità diverse di rosso, più o meno vivo, rosato o bronzeo, ma sempre di bellezza impareggiabile.
P. japonica ‘valley rose’ ha i fiori rosati, come ‘valley valentine’; entrambe hanno i giovani getti appena bronzei, che non costituiscono grande attrattiva. Sono un po’ più sensibili ai marciumi radicali, ma per il colore rosato dei fiori, raro nella specie,molto apprezzati.
P. japonica ‘White cascade’ ha le pannocchie di fiori bianchi molto lunghe e pendule, che lo rendono interessante, pur senza avere i getti rossi.
Due cultivar a foglia variegata, il ‘flaming silver’ e il variegata, il primo a vegetazione più scomposta e foglia minuta, il secondo più compatta, entrambi a fiore bianco: devono il loro successo alla variegatura delle foglie, sempre molto ricercata tra i giardinieri.
Si riproducono
con discreta facilità per talea. Consiglio, come periodo più
favorevole, il mese di agosto, prelevando le talee da rametti terminali semilegnosi
e a vegetazione ferma. Due terzi di sabbia silicea oppure agriperlite e un
terzo di torba costituiscono il substrato ideale, senza aggiunta di concime.
Ombreggiare decisamente e coprire con una pellicola per ridurre la traspirazione.
Tenere costantemente fresco e il successo non dovrebbe mancare.
Meno coltivato e conosciuto il Pieris ‘americano’, o Pieris floribunda. Probabilmente la causa del minore interesse è la mancata colorazione della nuova vegetazione. Le sue foglie sono leggermente più piccole, di un verde tenero, la fioritura abbondante e lo sviluppo, a portamento eretto, è vigoroso.
"Ultimo
ma non ultimo" il Pieris formosa. Esistono ormai così tanti ibridi
e cultivar che è difficile, osservandoli, capire da quale specie provengano.
Il P. formosa è l’unico che si distingue nettamente da tutti gli altri,
anche se non lo si incontra frequentemente nei giardini, ed è un peccato.