Straordinari Pieris

di Renato Ronco
Pubblicato su "Giardinaggio" - Marzo 2008
Ericacee, acidofile

Conosco i Pieris da oltre quarant’anni. Allora si chiamavano Andromeda, un nome di origine araba, pare.

Come quasi tutte le ericacee producono piccoli fiori urceolati in pannocchie terminali, inizialmente erette, ma quando i fiori si aprono a causa del peso assumono un aspetto pendulo.

Una passione che dura da quarant’anni, un genere che non smette di stupire e affascinare.
Le varietà più conosciute e le "ultime" arrivate

Tra i vari cultivar della specie japonica, i più numerosi, diffusi e conosciuti, spiccano sicuramente ‘forrest flame’e ‘mountainfire’. La vegetazione giovane del primo ha una colorazione rossa molto calda; nel secondo, con un portamento più compatto, le foglie mature sono meno allungate e di un verde più scuro, mentre il rosso dei giovani getti è marcato e intenso.


Altri cultivar della stessa specie, hanno avuto una discreta diffusione per altre prerogative, rispetto alla colorazione rossa primaverile.

Le specie in natura sono solo sette, ma esistono molte varietà e cultivar creati nel corso degli anni, indicativi delle attenzioni dei ricercatori botanici verso il genere.
La specie più diffusa, Pieris japonica, ci suggerisce l’origine orientale, anche se in natura occupa un’area molto più vasta, mentre Pieris floribunda arriva dagli Stati Uniti.
Pieris formosa ricorda, nel nome, da dove viene: Taiwan, per essere precisi (un tempo Formosa), tanto che oggi la varietà viene chiamata Pieris taiwanensis. I piccoli fiori, molto simili nelle varie specie, sono in genere bianchi, ma non mancano cultivar con fiori rosa più o meno intenso.

Come trattarli per avere successo

I Pieris sono Ericacee, quindi parenti dei più conosciuti rododendri, ai quali li accomuna una spiccata tendenza a preferire terreni acidi, tanto che se il vostro giardino ha un suolo argilloso-calcareo è bene rinunciare a coltivarli. Qualcuno vi potrà consigliare di fare una grande buca per poi riempirla con terra acida. Per qualche anno i Pieris, come altre acidofile, si svilupperanno bene, ma poi lentamente il pHdel terreno si alzeràmettendo in crisi le piante.

I Pieris crescono bene in vaso, scelta che rappresenta un’ottima alternativa ai terreni calcarei. Il vantaggio, rispetto a una grande vasca, consiste nel fatto che con il rinvaso, si porterà sempre terra nuova. È bene rinvasare le piante ogni anno. Il terriccio di base è la torba a grana piuttosto grossolana (almeno 2/3), unita a 1/3 di un buon terriccio professionale, con pomice o lapillo e argilla. Occorre avere una certa attenzione nel bagnare i Pieris: pur amando un terriccio sempre fresco, non sopportano eccessive irrigazioni, che possono innescare marciumi radicali.

Qualche nemico, ma non troppi

Se le cure agronomiche sono buone i Pieris non si ammalano facilmente. Di solito non sono infastiditi da afidi, ragni rossi e l’onnipresente metcalfa, che privilegiano altre piante.
Una costante attenzione si deve prestare alle irrigazioni, come già detto, evitando gli eccessi e gli stress idrici per prevenire l’insorgere dei soliti pericolosi funghi sull’apparato radicale (phytophthtora, ryzoctonia, phytium) sempre molto difficili da trattare.
Come per quasi tutte le piante di piccola dimensione le larve dell’Otiorrhynchus, che vivono nel terreno e hanno la caratteristica di nutrirsi della corteccia delle radici, possono rappresentare un problema serio, specie per le piante in contenitore.
Pur non soffrendo del freddo invernale, i Pieris tendono a risvegliarsi troppo presto dal riposo invernale, e brinate tardive possono danneggiare la vegetazione nuova appena sviluppata.

Il bello? Non cercatelo nei fiori...

L’attrattiva principale dei Pieris non è la fioritura, ma la vegetazione primaverile Le foglie, quando si sviluppano, sono di un rosso così intenso da sembrare fiori. Possono presentare tonalità diverse di rosso, più o meno vivo, rosato o bronzeo, ma sempre di bellezza impareggiabile.

P. japonica ‘valley rose’ ha i fiori rosati, come ‘valley valentine’; entrambe hanno i giovani getti appena bronzei, che non costituiscono grande attrattiva. Sono un po’ più sensibili ai marciumi radicali, ma per il colore rosato dei fiori, raro nella specie,molto apprezzati.

P. japonica ‘White cascade’ ha le pannocchie di fiori bianchi molto lunghe e pendule, che lo rendono interessante, pur senza avere i getti rossi.

Due cultivar a foglia variegata, il ‘flaming silver’ e il variegata, il primo a vegetazione più scomposta e foglia minuta, il secondo più compatta, entrambi a fiore bianco: devono il loro successo alla variegatura delle foglie, sempre molto ricercata tra i giardinieri.

Pieris purity
Pieris jap. vallej valentine
Pieris japon. forrest flame
Pieris japonica ‘purity’ ha una vegetazione compatta e piuttosto contenuta, una fioritura abbondante con singoli fiori di un bianco candido. La fioritura è abbondante già dal primo anno, ma non ha la particolarità dei giovani getti rossi.
Maggior vigore, rami a portamento eretto e fiori bianchi di dimensioni più grandi hanno costituito il successo delP. japonica ‘temple bell’, una cultivar di recente introduzione.
La riproduzione

Si riproducono con discreta facilità per talea. Consiglio, come periodo più favorevole, il mese di agosto, prelevando le talee da rametti terminali semilegnosi e a vegetazione ferma. Due terzi di sabbia silicea oppure agriperlite e un terzo di torba costituiscono il substrato ideale, senza aggiunta di concime.
Ombreggiare decisamente e coprire con una pellicola per ridurre la traspirazione. Tenere costantemente fresco e il successo non dovrebbe mancare.

Meno coltivato e conosciuto il Pieris ‘americano’, o Pieris floribunda. Probabilmente la causa del minore interesse è la mancata colorazione della nuova vegetazione. Le sue foglie sono leggermente più piccole, di un verde tenero, la fioritura abbondante e lo sviluppo, a portamento eretto, è vigoroso.

"Ultimo ma non ultimo" il Pieris formosa. Esistono ormai così tanti ibridi e cultivar che è difficile, osservandoli, capire da quale specie provengano.
Il P. formosa è l’unico che si distingue nettamente da tutti gli altri, anche se non lo si incontra frequentemente nei giardini, ed è un peccato.

Le foglie sono decisamente più grandi e lucide, i rami un po’ radi e non troppo rigidi. Nella specie, la vegetazione giovane assume una tinta bronzea, non di particolare interesse, ma una cultivar, ‘wakehurst’ è impareggiabile con il suo rosso rubino. La tonalità della colorazione è molto simile al P. japonica ‘forrest flame’ ma la dimensione delle foglie è decisamente maggiore.