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La cultura dei giardini deve essere innata nei madeire-
si, dovunque si posasse lo sguardo c’era qualcosa di
speciale, ai miei occhi di conoscitore di piante anche
negli angoli più remoti c’era qualcosa da scoprire, di
insolito, di sorprendente. Allora, ho pensato che le mie
conoscenze di piante non sono così estese come crede-
vo, o piuttosto mi sono accorto quanto sia immenso il
mondo vegetale.
Forse non è neanche una cultura per il giardino, inteso
come la composizione di uno spazio verde, la ricerca di
una armonia tra i vari colori, trame, dimensioni, ma è
l’amore per le piante, che induce gli isolani ad avvici-
nare le più diverse essenze. I giardini di Madeira sono
una collezione infinita delle più diverse forme vegetali.
Non sono solo i giardini pubblici - o privati a presenta-
re uno spettacolo sorprendente di piante, ma anche il
più piccolo giardino offre agli occhi la vista di qualche
collezione speciale; per non parlare delle “quinte”, par-
ticolari alberghi di charme che sembrano fare a gara per
avere il giardino più bello.
Certamente a consentire lo sviluppo nel tempo di que-
sto paradiso è stato determinante il clima dell’isola.
L’inverno con temperature miti, l’estate calda ma non
troppo, sempre una leggera brezza (a volte neanche
tanto leggera…) e poi, a fare la differenza dalle altre
isole, come le Canarie o la vicina Porto Santo, la ric-
chezza di acqua.
Il suolo ha contribuito a questo successo della natura.
L’isola è stata creata dai vulcani, e il frutto delle eru-
zioni è una sorta di fertile lava, apparentemente com-
patta, in realtà friabile e sempre fresca.
Se tutte le isole presentano qualche endemismo, specie
le più lontane dalle coste, Madeira è certamente ai primi
posti. Alcune rarità le condivide con le isole che forma-
no la Macaronesia, ma molte si possono incontrare solo
qui, come la specialissima
Musschia wollastonii
, una
campanulacea indicata come specie prioritaria nella
Direttiva Habitat 92/43/CEE.
Ho percorso molti chilometri in strade lontane dai cen-
tri abitati, scoprendo però una incredibile ricchezza di
piante non originarie dell’isola. Come è stata possibile
la colonizzazione di generi come gli
Agapanthus
, che
si incontrano inselvatichiti dappertutto? Oppure le zan-
tedeschie, i tropeoli, o l’ageratina, piccola composita,
semierbacea che, come suggerisce il nome assomiglia
all’agerato e che arriva dall’America? Può darsi che con
il passare degli anni questi invasori metteranno a repen-
taglio il grande numero di piante endemiche di
Madeira, sicuramente qualche danno è già avvenuto.
Probabilmente all’inizio è stata la mano dell’uomo ad
agevolare queste colonizzatrici, poi in una sorta di glo-
balizzazione la natura ha preso il sopravvento.
Mi ha raccontato il proprietario di una quinta che attor-
Madeira. L’isola dei giardini
Testo e foto di Renato Ronco, Giardiniere
Jardim Botanico di Funchal
La spettacolare spianata con le piante a mosaico
La collezione di Crassulaceae
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no al 1800 sull’isola il fuoco ha divampato per quasi
cento anni. Non erano le eruzioni dei vulcani, era la pre-
senza degli umani, che bruciavano la vegetazione
autoctona per fare posto alle preziose coltivazioni di
viti.
Ma molte piante in habitat particolari si sono salvate,
come gli speciali
Aeonium
caratteristici per vivere
abbarbicati alle fresche pareti laviche esposte a nord;
sono spettacolari le loro foglie a rosetta, molto appiatti-
te e possono raggiungere il diametro di 30 cm.
Per gli appassionati il punto di partenza può essere il
Jardim Botanico da Madeira che non deluderà certo i
visitatori, ma un consiglio: non tralasciate nulla, non è
neanche importante programmare visite speciali, basta
guardarsi attorno.
La partenza può essere l’albergo stesso; se avrete scelto
una “Quinta”, il suo giardino riserverà le prime sorpre-
se.
La base sarà certamente Funchal, il capoluogo, allora il
piccolo ma antico “Parque central” con i suoi alberi
giganteschi, in particolare una sorprendente
Phytolacca
dioica
lascerà un ricordo. Anche il più recente, più este-
so “Parque de Santa Catarina” merita una passeggiata.
Da segnalare un’altra nota positiva: spesso le piante nei
parchi pubblici hanno un cartellino che le identifica.
La vista dei viali di grandi jacarande
(Jacaranda mimo-
sifolia)
fiorite, leggere nuvole azzurre a cui non ero abi-
tuato, mi ha incantato. Non mancavano gli alberi di tuli-
piè
(Spathodea campanulata)
e diverse specie di eritri-
na.
Dimenticando per un attimo i giardini, il Monastero di
Santa Clara è nelle vicinanze della città, e non si deve
perdere; adiacente troverete il piccolo Museu da Quinta
das Cruzes, che non ho visitato perché in orario di chiu-
sura, ma ho ammirato lo speciale parco botanico adia-
cente.
Non si deve rinunciare ad una visita al mercato coperto
di Funchal, per l’attrattiva che offrono i più svariati frut-
ti esotici, alcuni più che altro per approfittare della
curiosità dei turisti, perché appariscenti, ma cari e, tutto
sommato, poco gradevoli al gusto. E’ anche il luogo
dove acquistare qualche pianta per portarsi a casa un
po’ di Madeira.
Le
Proteaceae
piacciono particolarmente agli isolani e
il mercato è pieno di questi fiori recisi in vendita. Alla
festa dei fiori, che si tiene ogni anno ad aprile, il primo
concorso era riservato a loro. Crescono particolarmen-
te bene sull’isola, L’ultimo giorno di permanenza pote-
te acquistarne qualcuno, resistono benissimo al lungo
viaggio di ritorno, (l’isola non è servita bene dai voli
Yucche e Kalanchoe
Brugmansia versicolor, parco del Museu da Quinta das Cruzes
Esemplare di Chorisia speciosa
Giardino "A. Quintina"
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con l’Italia). Anche le orchidee fanno bella mostra nelle
bancarelle, come pure in vari giardini; non hanno biso-
gno di serre per prosperare sull’isola.
Percorrendo una strada a caso un cartello poco appari-
scente segnalava “A Quintina”, un piccolo giardino di
piante officinali. Doveva essere una fermata breve, poi,
la cortesia della proprietaria, che parlava un discreto ita-
liano e il fatto che le officinali di Madeira possono esse-
re molto diverse dalle nostre, ha prolungato la visita. Da
questo posto particolare, mi sono portato in Italia un
vaso di
Ocimum gratissimum
, una specie di arbusto di
basilico.
Mi sono goduto molto i lunghi tratti di strada sulle mon-
tagne (in auto, pioveva sempre), con continue fermate,
vuoi per il panorama, vuoi per una pianta speciale. I
paesaggi alpini particolari e sempre un po’ tra nuvole e
nebbia, mi ricordavano viaggi nel lontano oriente. La
natura, i boschi, il sottobosco possono variare molto
nelle diverse esposizioni.
Mi sono mancate le passeggiate nei sentieri che spesso
costeggiano i vari ruscelli canalizzati per governare e
distribuire l’acqua, o in un bosco di lauri, un po’ mi è
mancato il tempo, ma ha anche piovuto cinque giorni su
sei; pare sia stato un evento straordinario. Non ho visi-
tato i giardini” più conosciuti, come il “Jardim Tropical
Monte Palace” e altri, mi è mancato il tempo, ma
soprattutto, c’era cosi tanto da vedere solo guardandosi
in giro, che non ne ho sentito il bisogno.
Un motivo in più per ritornare.
Gli alberghi fanno a gara per avere il giardino più bello
Giardino di un albergo
Beaucarnea recurvata del parco pubblico “Quinta Magnolia”